Percorso e punta panoramica sulla valle, non avendo altri rilevi davanti ad ostacolare la vista.
Itinerario appagante che si sviluppa dalla frazione di Lities del comune di Cantoira per un tracciato piuttosto ripido e che richiede un buon allenamento (l’abbinamento alla cima Marsè 2318 m porta il dislivello totale di circa 1300 m)
Il percorso è palinato ogni 100 m di dislivello fino alla cappella di San Domenico dove il dislivello è di 1000 m esatti.
Da Lities la lunghezza del percorso è di Km. 4,520
Tempo di salita, ca. h. 3/3,30
Il sentiero è ben indicato, lo si imbocca salendo alla destra della cappella e costeggiando le case fino al termine del paese. Il sentiero ora inizia a salire di fianco ad un torrente per allontanarsi verso ovest più ripido con alcune svolte. Si raggiunge un pilone (1276m). Il sentiero sale poi in parte all’aperto, in parte nei boschi. Dopo un breve tratto in cui ristagna l'acqua e si deve fare attenzione a non bagnarsi si prosegue di nuovo nel bosco fino ad incontrare un secondo pilone (1367m). Si prosegue incontrando alcuni ruderi (1370m e 1420m) sino a giungere all'alpe Lavassè (1500m), utilizzata nella stagione estiva. Di qui continuare sul sentiero evidente senza deviare troppo a destra (tracce che portano ad altri alpeggi), superare altre baite (1614m) e raggiungere un colletto con pilone (1745m). Girare a sinistra ed in breve alla cappella di San Domenico (1771m).
Da questo punto, dopo aver superato la chiesa a sinistra, il percorso segue il grande crestone stando nei suoi tratti più impervi sul lato dx, si trovano segni blu (da seguire solo fino ad un masso che riporta una freccia e una scritta GM in blu a 2020m) e paletti che indicano il percorso. La salita incontra tre baite (Alpe Bellavarda inferiore, 1948m), lascia sulla sinistra altre baite ristrutturate (Alpe Bellavarda superiore, 2010m), passa per un colletto con ometto, si riporta poi in cresta dopo un traverso (ometto e paline in alto a sinistra, attenzione a non proseguire lungo il traverso) e raggiunge infine un bivio (2270m): a sinistra si prosegue verso la Bellavarda, a destra si scende verso la Marsè. In 10 minuti alla grande croce di vetta.
Per salire anche la Marsè, ritornare sui propri passe fino al bivio, seguire il sentiero che scende lungo il crestone e prosegue senza grandi difficoltà (un paio di punti in cui usare le mani) fino alla vetta. Per chiudere l'anello senza risalire fino al bivio, prendere una delle tante tracce che con un semicerchio si ricollegano all'itinerario di salita a monte della cappella.
Attenzione in presenza di nebbia a non perdere la strada.
Notizie Culturali
Museo Antica Miniera di Talco Brunetta
Le Valli di Lanzo, per formazione geologica, sono caratterizzate dalla forte presenza di peridotiti e soprattutto di serpentino che si trovano nella zona compresa fra Cantoira, Fiano, Varisella. Erano tutti piccoli giacimenti che fornivano una economia di sussistenza.
I primi impianti erano a cielo aperto, a Lanzo e a Oldrì di Viù; successivamente si passa alla coltivazione in sotterranea e le più importanti erano a Punta Serena presso il Santuario di Sant’Ignazio, a Ovairo di Lanzo e nei pressi dell’Alpe Brunetta sopra Vrù fraz. di Cantoira che è stata la principale miniera attiva fino al 1970.
Lo sfruttamento di questa miniera inizia a fine ‘800 quando il comune di Monastero di Lanzo concede al signor Michele Fornelli Genot il permesso per l’estrazione del minerale ma l’attività non offre buoni risultati e dopo pochi anni il lavoro viene interrotto.
E’ interessante rilevare che allora la legislazione mineraria era abbastanza rigida: “ogni anno i gestori della cava o della miniera dovevano fornire all’ingegnere Capo delle Miniere, dati sui prodotti e sul personale impiegato. Si doveva far pervenire all’Ente i nomi delle persone che avevano la responsabilità dei lavori e quella degli effettivi esercenti, soprattutto per i casi di infortunio”. In caso contrario si incorreva in contravvenzioni.
Interviene poi la ditta Piton Giovanni che inizia con lavori di scavo in galleria che paga una cauzione di 200 lire e ogni anno un canone di 25 lire che gradualmente viene aumento fino a 500 lire/anno.
Si dovevano rispettare alcune regole. Il titolare si impegnava a mantenere il buon funzionamento delle acque.
La concessione passa poi alla ditta Possio che provvede alla costruzione di un magazzino, posto sulla carrozzabile Ceres-Chialamberto che poteva contenere 200 t. di minerale, oltre a locali per servizi vari. Il minerale veniva lavorato al mulino di Pessinetto collegato con un raccordo dalla ferrovia Torino-Ceres.
Nel 1920 la concessione passa alla ditta Juvenal che continuerà fino al 1943 quando muore il titolare.
Verso la fine degli anni 1940 si avvia un processo di rinnovamento, abbandonando le vecchie gallerie realizzandone di nuove e più agevoli. In questo impianto lavoravano 12 minatori, che salivano a piedi, giornalmente ai 1500 m della miniera dalla frazione Vrù, per un sentiero ripido e faticoso; si lavorava tutto l’anno anche d’inverno, salvo brevissime interruzioni in caso di grandi nevicate. Vi erano baracche che fungevano anche da dormitorio. Gli operai venivano pagati due volte l’anno alla fine di maggio e settembre.
Fino agli anni 1960 non vi era la strada per Vrù e in occasione della fiera 2 o 3 minatori scendevano a Cantoira a ritirare la paga di tutti.
Gli operai erano abbastanza liberi, dovevano produrre un determinato quantitativo di minerale al mese e non si controllavano le ore di lavoro.
L’attività della Miniera Alpe Brunetta viene interrotta nel 1970 per il diminuito valore del talco dovuto all’uso di materiali similari meno costosi.
(Notizie disponibili sul Sito della Provincia di Torino)