Aggiornamento ARTVA per tutti, sulle nevi di CERESOLE REALE
Simulazione di una situazione di soccorrimento di travolti da valanga con spiegazione didattica del comportamento da mantenere all'interno del gruppo dei soccorritori e dell'impiego delle attrezzature per l'autosoccorso.
Ritrovo: c/o Lecce angolo c.so Regina Margherita (ex Istituto Maffei) h. 7:30
Partenza: h. 7:45
Rientro previsto: h. 18:30/19:00
Mezzi: Auto proprie
Iscrizioni: venerdì h. 21 Monte dei Cappuccini¹
Costi: 3.00 € (spese organizzative)*
*NOTA: La Sottosezione U.E.T. del Cai Torino raccomanda, per i partecipanti non soci, la copertura assicurativa infortuni (€ 5,58 al giorno) e Soccorso Alpino (€ 2,23 al giorno).
Per i non soci CAI l’iscrizione all’uscita deve essere fatta entro il giovedì precedente l’escursione, comunicando data di nascita e indirizzo.
Abbigliamento: abbigliamento invernale; in particolare ricordare guanti, occhiali da sole, crema solare e stick labbra.
Visto che l’esercitazione di ricerca tramite ARTVA in alcuni momenti potrà risultare particolarmente statica, per esempio durante le spiegazioni sulla neve, si consiglia un abbigliamento più pesante del solito.
Attrezzatura: ARTVA, pala e sonda. Nel caso in cui si fosse sprovvisti di attrezzatura verranno indicati dei negozi dove sarà possibile affittarla.
Accompagnatori:
Franco Griffone AE/EAI 328 4233461
Luca Motrassini AE/EAI 338 7667175
estratto dalla pubblicazione “Le valanghe” - una iniziativa del Gruppo Previsori Valanghe dell’AINEVA, a cura di Alfredo Praolini (Reg. Lombardia), Gianluca Tognoni (Prov. Aut. Di Trento), Elena Turroni (Reg. Piemonte), Mauro Valt (Reg. Veneto) – scaricabile con accesso PREMIUM dall’Edicola UET – Pubblicazioni – Brochure
In questi ultimi 30 anni nei paesi dei centro Europa sono morte in valanga mediamente oltre un centinaio di persone per stagione invernale e, tra queste, una ventina sul versante italiano.
Sci alpinisti, sciatori fuori pista ed alpinisti sono gli sportivi più coinvolti sia in Italia sia nel resto dei paesi europei con oltre l’80 % dei decessi.
Le attività sulla neve al di fuori degli ambiti controllati (comprensori sciistici) sono sempre più in espansione e con esse anche gli incidenti e gli eventi tragici anche se, fortunatamente, all’aumento percentuale dei praticanti registrato in questi ultimi 30 anni, non corrisponde una eguale espansione degli incidenti.
Le statistiche mostrano anche una diminuzione delle vittime nei territori soggetti a controllo (centri abitati, vie di comunicazione, attività lavorative stabili sul territorio), conseguenza questa dei notevoli investimenti effettuati in opere di protezione stabili (barriere fermaneve, gallerie, cunei di deviazione, ecc.).
Tuttavia inverni particolarmente nevosi o situazioni nivometeorologiche particolari, come la stagione 1998-1999 sulle Alpi settentrionali, possono determinare delle nuove situazioni di pericolo, che possono interessare ciò che l’uomo riteneva sicuro.
È importante sottolineare che se i morti per stagione invernale non sono tanti quante le vittime della strada (6000 circa all’anno in Italia), l’incidente in valanga conta 56 morti ogni 100 incidenti, contro i 3 degli incidenti stradali.
Ecco quindi che il problema assume una dimensione diversa, al di là del valore dei piccoli numeri.
È la domanda più frequente che viene rivolta a chi si occupa di valanghe.
Ecco una prima risposta: le valanghe cadono prevalentemente durante la stagione invernale (da dicembre ad aprile) ma si possono verificare anche nelle altre stagioni alle quote più elevate laddove sono presenti ripidi pendii innevati.
Oltre alla stagionalità delle valanghe può essere fatta una distinzione, seppur grossolana, fra le valanghe “immediate”, diretta conseguenza della precipitazione (la neve fresca non si ancora sui pendii o sulla vecchia neve), e quelle “ritardate” che si verificano più in là nel tempo rispetto alle prime (giorni, settimane), a seguito dei metamorfismi e delle altre trasformazioni che normalmente avvengono nel manto nevoso.
In particolare il vento, la temperatura, o addirittura l’azione esterna dell’uomo, possono influire significativamente sui “due” tipi di valanghe. Ecco quindi un’altra risposta: le valanghe si verificano durante una nevicata o dopo molto tempo.
La variabilità degli eventi atmosferici e la non sistematica ripetitività degli stessi rendono ancora più difficile rispondere alla domanda. Tutte le stagioni invernali, pur presentando ambienti del tutto simili (boschi e prati ricoperti di neve), in realtà sono caratterizzate da precipitazioni ed eventi climatici sempre un po’ diversi, tali da renderle difficilmente confrontabili fra loro.
Dalle statistiche appare abbastanza evidente come per il problema valanghe la migliore protezione sia la prevenzione, e cioè la messa in atto di tutte quelle precauzioni in modo da evitare nella maniera più assoluta di essere travolti.
Ma nel caso che ugualmente si verifichi un incidente, come abbiamo visto, i tempi utili per avere delle possibilità di sopravvivenza sono estremamente ridotti, ed allora dobbiamo essere in grado di effettuare quello che viene definito l’autosoccorso, cioè le azioni di soccorso messe in atto immediatamente dai componenti stessi del gruppo che ha subito l’incidente.
Presupposto a tutto questo è che ovviamente non si deve mai essere soli nello svolgimento di qualsiasi attività potenzialmente a rischio che si svolga sulla neve, e che nel gruppo, mettendo in atto tutte le misure preventive, ci sia almeno una persona che rimanga indenne!
A questo punto entrano in gioco semplici strumenti elettronici che, correttamente indossati ed accesi, permettono a chi è allenato nel loro utilizzo, di trovare in pochi minuti i propri compagni muniti di apparecchi simili.
Questi piccoli apparecchi prendono il nome di ARVA, e cioè Apparecchi di Ricerca in Valanga, ed il loro funzionamento è molto semplice. A seconda del tipo di strumento e delle nostre capacità, è possibile una ricerca sistematica e molto sicura che viene detta “per linee perpendicolari”, oppure una più veloce e più evoluta detta “direzionale” poiché ci porta vicini all’apparecchio cercato in modo quasi diretto.
Non bisogna però dimenticare che l’apparecchio ARVA da solo non basta a salvare un travolto da valanga perché, una volta localizzato il segnale con sufficiente precisione sulla superficie della valanga, bisogna disseppellirlo.
Per questo motivo è di vitale importanza avere al seguito una pala sufficientemente robusta ed una sonda: per spalare un metro cubo di neve con la pala sono necessari alcuni minuti. Senza, ammesso di riuscirci, almeno un’ora.
Perché si possa intervenire efficacemente nei primi 15 minuti e recuperare i sepolti è necessario che tutti siano in possesso e sappiano utilizzare:
L’escursionista invernale mai dovrebbe avventurarsi in montagna da solo: i compagni di gita possono essere di aiuto alle valutazioni ed alle scelte da fare sul terreno ma, soprattutto, sono indispensabili per effettuare un soccorso immediato in caso di travolgimento da valanga.
Ma nel caso in cui non siamo in grado di effettuare l’autosoccorso, o se semplicemente abbiamo bisogno di aiuto?
Ecco che allora, magari con una semplice telefonata al n° 118, scattano i soccorsi, e l’autosoccorso lascia gradualmente spazio a quello che viene definito “soccorso organizzato”, organizzato appunto dal Soccorso Alpino.
In questo caso numerosi tecnici, specificamente preparati, arrivano sul luogo dell’incidente, magari con l’elicottero o nel modo più veloce possibile in quel momento, portando con sé le unità cinofile, cioè i cosiddetti cani da valanga, oltre a tutto il materiale utile ai fini della ricerca dei dispersi.
A questo punto sarà solo la loro grande conoscenza dell’ambiente montano, delle valanghe, dell’uso dei materiali specifici e delle tecniche di ricerca più attente ed evolute, ma soprattutto l’organizzazione ed il veloce e preciso lavoro di decine e decine di soccorritori, che potrà permettere una soluzione positiva dell’incidente.