• Escursionismo Estivo

RIFUGIO VACCARONE 2747 m


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Descrizione

 Interessante ed impegnativa escursione  ad anello nelle Alpi Cozie, sul massiccio Niblè-Ambin. 

Località di partenza Grange della Valle, colonia Viberti m. 1824

Località di arrivo Rif. Vaccarone m.2747

Dislivello m.926

Difficoltà E/EE

Tempo di percorrenza h.8 (giro ad anello)

Ritrovo h 5.45 in c.so Regina Margherita ang.c.so Potenza (ex istituto Maffei)

Partenza h.6,00

Rientro indicativamente previsto h.20.00

Mezzi di trasporto auto proprie

Equipaggiamento pedule già collaudate, pantaloni lunghi, pile, giacca a vento, berretto, guanti , zaino, borraccia, mantella e ombrello in caso di maltempo. Sono utili i bastoncini telescopici.

Punti acqua lungo il percorso alla partenza

Iscrizioni Presso il Centro Incontri del Club Alpino Italiano al Monte dei Cappuccini dalle ore 21.00 alle ore 23.00 il venerdì oppure contattando gli accompagnatori

Costi 3 euro (spese organizzative *)

*NOTA: La Sottosezione U.E.T. del CAI TORINO raccomanda l per i non soci, la copertura assicurativa infortuni ad euro 5,57 al giorno e la copertura assicurativa“soccorso alpino” ad euro 3,00 al giorno. Per i non soci

l'iscrizione deve essere fatta entro e non oltre il giovedì precedente all’uscita, comunicando data di nascita e

Accompagnatori

AE BRAVIN Luigino cell. 335-8015488

ASE INCERPI Valter cell.338-82349550

ASE TRAVERSA Giovanna cell.333-4648226

Cartografia FRATERNALI Editori n.3 scala 1:25.ooo

Percorso stradale Statale 24 del Monginevro, Susa, Exilles, Eclause, Grange della Valle Percorso 

Si propone un interessante escursione che, partendo da Grange della Valle raggiunge il passo Clopaca m.

2750 per poi scendere al rif.Vaccarone m.2747. Se le condizioni metereologiche lo permettono, potrebbe diventare un giro ad anello con il rientro attraverso la Via Alpina e scendendo alla Cima 4 Denti m.2106. Si passa davanti al “Buco di Romean” e si ritorna verso Grange della Valle.

Dalla SS24 del Monginevro, dopo la frazione Deveys, si imbocca, prima dell'inizio della discesa la strada diretta ad Eclause. Superata la costruzione del Forte di Fenil, oggi una colonia alpina, si lascia il tracciato stradale principale che prosegue diritto verso il Pramand per voltare nuovamente con tornante verso destra diretto ad Eclause; poco prima della frazione si volta a sinistra oltrepassando una strettoia e seguendo le indicazioni per il Rifugio Levi-Molinari. Si prosegue verso NE seguendo la strada principale, si risale con diversi tornanti il pendio boscoso soprastante per immettersi nel Vallone di Galambra a breve distanza della frazione Grange della Valle. Si prosegue sulla strada principale che conduce nei pressi della Colonia Viberti. Superata la Colonia si percorre ancora in auto un tratto della carrozzabile sterrata, in marcata salita, costeggiando sulla sinistra il torrente Galambra fino a giungere ad un bivio che si stacca in salita verso destra in corrispondenza di un enorme masso posto a bordo strada. Si imbocca la strada in salita accanto al roccione con una piccola area attrezzata per pic-nic; con pochi tornanti si attraversa un tratto di lariceto per sbucare nei pressi di un grosso alpeggio, la Margheria Val Galambra. Ci si immette nuovamente nel bosco di larici, inizialmente in morbida salita e successivamente con ripide svolte su evidentissimo e battuto sentiero segnalato con traccia bianco-rossa e si giunge infine con ripida salita sull’ampio pascolo erboso disseminato di rocce rotte e schegge di larice, residui delle frequenti slavine che si abbattono dal pendio soprastante verso N ogni inverno. Seguendo le segnalazioni orizzontali, si risale il pianoro in direzione N fino al margine del lariceto posto sulla destra idrografica di un piccolo solco torrentizio dove si ritrova l’evidente traccia della mulattiera militare che sale al Passo Clopacà. Effettuati alcuni tornanti in una bassa vegetazione arbustiva composta da ginepri e rododendri, si abbandona la quota dei larici e si può trovare l’ultimo punto dove fare rifornimento idrico prima dei pianori successivi al Passo: la Fontana San Pietro.

Il successivo tratto di mulattiera militare, costruita ad ampie diagonali e rigorosamente alla pendenza del 15%, si sposta più in alto verso la porzione occidentale del pendio con un ampio traverso sotto un caratteristico roccione .Nei pressi dell'ultimo tornante si apre la visuale sull'alto vallone del Galambra e Colle d'Ambin. Prima dell’ultimo tornante si incontra una biforcazione del sentiero: verso destra in salita prosegue diretto al Clopacà, verso sinistra si può raggiungere il Lago delle Monache. Con un ultimo tratto si giunge nei pressi delle Rovine al Passo Clopacà sulla cresta del Monte Niblè. Nei pressi del passo si trovano i ruderi della vecchia casermetta che è in stato di completa rovina, permangono solo i muri perimetrali.

Si svalica il Passo e si discende su una traccia di sentiero sino ad intercettare nuovamente la mulattiera che proviene poco sotto da destra. Svalicando il costone si possono osservare i pendii dell'alto Vallone del Tiraculo.

Dal Passo i segni bianco-rossi sono così affiancati da altri di vernice gialla. Si discende sui terrazzi erbosi nivoglaciali dell’alto Vallone del Tiracul e si segue il tracciato stradale sino a superare una palina che indica la direzione per il Rifugio Vaccarone .Superato un tratto erboso marcato con delle pietre infisse a margine dell’itinerario, la segnalazione orizzontale porta a superare l’impluvio e risalire su un dosso erboso: da qui inizia la traccia di sentiero che si segue per raggiungere il Rifugio Vaccarone, mantenendo la sinistra idrografica del torrente.Si prosegue verso NE seguendo una traccia a mezzacosta, in leggera salita, attraversando con brevi saliscendi alcuni torrentelli. Dopo un primo tratto erboso detritico, si percorrono alcuni tratti su pietraie originate dai soprastanti canaloni; si costeggia la morena frontale del Ghiacciaio dell'Agnello. che nasconde il soprastante ed omonimo Lago.

Ancora un breve tratto orizzontale in lieve discesa su pascolo erboso e rocce rotte e si scende al Rif.Vaccarone.

Il Rifugio Vaccarone, edificato originariamente nel 1900 fu intitolato ad uno dei 200 fondatori del Club Alpino Italiano nonchè valente alpinista di fine '800 con all’attivo numerosissime prime ascensioni in Valli di Lanzo e sul massiccio del Monte Bianco. Per molti anni e per vari motivi, la struttura è stata chiusa al pubblico ma, dopo importanti lavori di ammodernamento, ampliamento e messa a norma, è tornato ad essere fruibile. Durante la chiusura era sostituito in maniera egregia, dall’antistante bivacco di lamiera su spianata di cemento dedicato al Cav. Sandrin, dotato di 12 posti letto ed angolo soggiorno con panche e tavoli.

Si propone il ritorno a Grange della Valle scendendo da quota m.2741 al Ricovero del Gias m.2626; il sentiero poi si biforca e si prende il ramo di destra in direzione SUD. Si supera un piccolo rio che esce dal laghetto del Gias m.2532, si prosegue attraversando altri piccoli rii fino ad un bivio a m.2399, ci si tiene sulla sinistra lungo il sentiero B1/806 che porta verso le Grange Gianuva. Si segue il sentiero verso la Grangia Thuille a m.2026 e in breve si raggiunge la Cima 4 Denti, a m.2108. Si segue il sentiero di destra che passa sotto i 4 Denti, evidenti torrioni calcarei, e si arriva al Pertuso Colombano-Romean. Si segue l' evidente sentiero GRV/B7/804 che, costeggiando la valle, scende prima alla Grangia Clot di Brun e poi a Grange della Valle.

 

Cenni storici

L’itinerario descritto si sviluppa, in gran parte, su una vecchia mulattiera militare.

Marco Boglione, profondo conoscitore della Storia Militare delle nostre Alpi avendone compiuto ricerche e studi già dal 1985 scrive:

“Ciao kaps,

quella mulattiera che hai percorso faceva parte di una rete di sentieri militari realizzati intorno al 1890 per collegare il campo trincerato del Moncenisio con quello di Exilles. In gergo sono chiamate strade (mulattiere) di arroccamento. La mulattiera militare partiva presso a poco da Eclause... un primo tronco era formato dalla Eclause - Grange della Valle... quindi la mulattiera militare risaliva al Passo Clopaca e si dirigeva verso la zona del colle Clapier che attraversava per entrare nel Vallone di Savine del Moncenisio. Fu realizzata quindi dal Reale Genio Militare con l'ausilio di prigionieri. In epoca Vallo Alpino il collegamento tornò in auge... e fu considerato di grande importanza sempre per il concetto di spostamento di truppe da un settore all'altro... in questo caso veniva collegata la zona fortificata del Colle Clapier (settore Moncenisio) formata da 4 bunker più casermetta (oggi tutti demoliti rimane solo la casermetta) con la strada militare che da Fenils saliva al Forte Pramand dove era attiva una batteria di cannoni in cupole. Nel 1936 dunque vennero previsti alcuni lavori di ammodernamento e restauri di parti franate. Anche questi lavori furono eseguiti con mano d'opera militare (il Genio). Il sentiero era catalogato di tipologia D vale a dire mulattiera per soldati e muli... per i rifugi e i ricoveri vennero riadatti quelli presenti costruiti già nel 1890. Va ricordato, per completezza, che venne anche realizzata una via di comunicazione che passava sotto il Monte Vin Vert e che avrebbe dovuto raggiungere lo Jafferau.

Questo era un sentiero in parte scavato nella roccia che raggiungeva il ricovero Vin Vert e proseguiva verso lo Jafferau... mi hanno detto che ultimamente è quasi del tutto franato e impercorribile...questo tratto, confesso, non l'ho mai percorso quindi no so dirti... rifarei invece volentieri il tratto che hai percorso tu domenica...”

Il Pertus è un tunnel lungo circa 500 m, posto a circa m. 2000 di quota sotto la cima dei Quattro Denti di Chiomonte, che serviva a portare l’acqua del Rio Thullie ,sul versante a nord nei terreni del Cels e di Ramats,sul versante sud per l’irrigazione.

La storia ci racconta che i terreni dell’indiritto erano sterili, perciò dopo numerose trattative tra gli abitanti di Cels e Ramats, il 3 ottobre del 1504 ci fu la prima convenzione con cui Exilles autorizzava Chiomonte a scavare il tunnel nel proprio territorio .

Ma passarono più di venti anni prima che le comunità si accordassero e trovassero una persona disposta a scavare il tunnel. Si dà però per certo però che esistesse già un acquedotto sospeso in legno che aggirava i Quattro Denti, ma era di scarsa portata e richiedeva molte spese di manutenzion,e inoltre era solo utilizzabile nei mesi estivi. Ecco che allora il 14 ottobre 1526 i lavori di scavo vennero affidati a Colombano Romean, uno scalpellino originario di Chiomonte e abitante in Francia. Di lui si sa che nacque a Ramats, figlio di Giovanni Romean, emigrato per far fortuna a St. Gilles, nella diocesi di Nimes. Venne stabilito che i consorzisti dovevano fornirgli ogni mese di lavoro due semine di segale, una certa quantità di vino, oltre agli attrezzi per lo scavo, punteruoli e scalpelli, un mantice e una certa quantità di carbone. Dovettero inoltre costruirgli presso l’imbocco della galleria una capanna con un letto, una madia, una botte e fornirgli le lanterne per l’illuminazione. Il prezzo del lavoro venne fissato in 5 fiorini e 12 soldi per ogni tesa (m. 1,786) scavata nella roccia. Una delle difficoltà tecniche che dovette affrontare fu quella dell’aerazione dello scavo, l’aria probabilmente veniva immessa a forza con dei tubi di tela come quelli usati per l’aerazione delle stive delle navi collegati a un mantice. Il cane di Colombano faceva tutti i giorni la spola con il villaggio della Ramats per portare da mangiare al suo padrone. Colombano Romean impiegò circa 7 anni proseguendo in media di cm. 20 al giorno, ultimando il lavoro nel 1533 e qui la leggenda si intreccia con la storia. Si dice infatti che quasi al termine dei lavori, per evitare l’esborso dei 1.600 fiorini dovuti, pari a 320 scudi (si consideri che il bilancio di Chiomonte alla metà del 1500 si aggirava sui 500 scudi), egli fu avvelenato. Altro finale della storia è che Colombano morì di idropisia a causa dell’umidità e del freddo del suo lavoro sotterraneo, sicuramente aiutata dall’amore per i vini che egli ebbe al termine di questo lavoro. Quello che di sicuro è rimasto è questa affascinante galleria lunga circa 500 metri , larga circa un metro e alta circa cm. 170 – 180 di più che ancora oggi fornisce di acqua i pendii del Cels e di Ramats. Se si fa l’escursione nel periodo autunnale, riuscendo ad attraversare la galleria si possono osservare ben visibili i segni dello scalpello nella roccia e ogni tanto delle nicchie che servivano per appoggiarvi le lanterne in modo da poter capire se si proseguiva in maniera corretta lo scavo. Sono inoltre scolpiti visi, croci e persino un giglio del Delfinato. Verso la fine della galleria c’è una targa del 1935 che indica l’anno in cui è stato incementato e ristrutturato quel tratto.

Si fa presente che il raggiungimento della meta terrà conto delle condizioni meteo del momento e sarà deciso ad insindacabile giudizio degli accompagnatori.


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